il Concerto

Programma di sala

Per primo un Grazie! a coloro che, sfidando più il torpore della volontà che i giustificati timori da pandemia, sono giunti a Pescara da varie parti d’Italia per seguire il workshop ma anche a coloro che, con stessa forza d’animo, vorranno essere presenti a questo concerto.

Quel che il concerto non è: un florilegio di canti gregoriani che richiamassero alla memoria suoni di un tempo che fu ad uso di genuini nostalgici o magari per ammiccare ai recenti revival di spiritualità (che a noi ricordano più le mode New Age di altri tempi…).

Tutt’al contrario, è una proposta che re-inserisce il Canto Gregoriano nel suo contesto proprio, quello autenticamente liturgico (cioè di servizio a Dio, cioè alla sua Parola), eseguito con criterio diremmo “filologico” (prima di tutto l’aderenza al ritmo e al fraseggio indicati dalle notazioni adiastematiche – cioè per segni e non per note – dei codici di San Gallo e di Laon e non alla notazione quadrata romana) e in chiave retorico-esegetica (cioè è il “come” si pone la parola cantata che questa assume il pieno significato teologico): può sembrare poco? o scontato? Eppure, mai il ritorno all’autentico ha aperto prospettive così vaste che danno al Gregoriano una forza nuova, attuale, in qualche modo rivoluzionaria.

Sul programma.

In omaggio alla domenica del 26 luglio, viene proposto il repertorio tratto del Proprium missae (parti della Messa) e del Proprium officii (liturgia dell’Ufficio) attinente alla XVII dominica per annum con l’innesto di alcune antifone dedicate al tema delle Parabole del Regno dei cieli.

Vengono inoltre eseguiti tutti e tre i Cantica majora (il Canticum Zachariae “Benedictus Dominus Deus Israel”, il Canticum Mariae “Magnificat” e il Canticum Simeonis “Nunc dimittis”) in splendide composizioni polifoniche tardorinascimentali o contemporanee, tutte e tre in prime o primissime esecuzioni moderne.

Il Benedictus Dominus di Palestrina, con qualche dubbio di attribuzione in verità, ma nel quale si riconosce chiaramente una mano saggia ed esperta di scuola romana (sono molte le analogie con i Victoria o Morales romani a scrittura verticale), è una composizione a 4 voci a versi alternati di cui sono stati musicati, in forma polifonica, i soli versetti “dispari”. I versetti mancanti sono stati inseriti, come da prassi, in forma gregoriana.

Il secondo Canticum (il precedente veniva eseguito alle Lodi del mattino, questo ai Vespri) è un omaggio, come è tradizione nei concerti della Compagnia Virtuosa, alla scuola abruzzese del tardo Rinascimento: il Magnificat Primi toni di Alessandro Capece viene qui eseguito (ci risulta) per la prima volta in tempi moderni nella sua integralità. Anche questa composizione segue “il procedimento di alternanza, che prevedeva l’intonazione dei versetti pari del Magnificat intonati sulla semplice melodia gregoriana, mentre quelli dispari liberamente composti” (Matticoli). L’ascoltatore coglierà in questa composizione una certa “artificiosità” in diversi passaggi rispetto all’insieme del brano precedente, ma è proprio Matticoli (studioso abruzzese e trascrittore di tutti gli otto Magnificat di Capece) a indicarci che “l’alternanza di passaggi in polifonia e omofonia, l’uso frequente di forme musicali, come ad esempio i canoni, realizzati a distanze intervallari diverse, come pure l’uso costante di ligature … e la varietà ritmica, lascerebbero ipotizzare che l’autore avesse dato alle stampe il proprio lavoro con l’intento di mostrare le proprie abilità tecniche e la spiccata perizia in campo musicale”. Da notare la particolare forma del Gloria conclusivo nel quale appare una quinta voce che intona il canon diapason (cioè il tema gregoriano del Gloria) mentre le altre voci lo imitano polifonicamente.

Quale terzo Canticum viene proposto il Nunc dimittis composto nel 2019 dal giovane cantante polifonista inglese Paul Smith.
Il terzo dei tre Cantica è quello della chiusura della giornata, la Compieta, ultimo momento di preghiera prima di spegnere la luce, o le “luci”, gli occhi, e abbandonare con fiducia la propria anima a Dio dinanzi all’incertezza della notte: “ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace…”
Paul Smith rende attraverso una scrittura omofonica così semplice, eppure mirabile, il senso più profondo, intimo del testo. A tratti può richiamare Arvo Pärt (il contemporaneo compositore estone, noto per le sue composizioni sacre “minimaliste”), tuttavia Smith si spinge ancora di più nell’estremo della semplificazione compositiva ottenendo un effetto a contrario: la musica commuove, tocca, va dritta al cuore, all’anima, e rasserena, come lo è il gesto d’affetto di chi rimbocca una coperta prima dell’ultima notte.

Walter Pili

Programma del concerto

Antifona Simile est enim regnum caelorum homini negotiatori
Benedictus Dominus Deus Israel, a 4 voci SATB (G.P. da Palestrina, c.1525-1594)*
Antifona Simile est enim regnum caelorum homini negotiatori

Antifona Simile est enim regnum caelorum homini patrifamilias
Antifona Deus in loco sancto suo
Alleluia Exsultate Deo
Communio Simile est regnum caelorum homini negotiatori

Antifona Simile est regnum caelorum grano sinapis
Antifona Simile est regnum caelorum fermento

Antifona Simile est regnum caelorum sagenae
Magnificat I toni a 4 voci SATB (A. Capece, 1575?-1636?)
Antifona Simile est regnum caelorum sagenae

Nunc dimittis a 4 voci SATB (P. Smith, composto nel 2019)*
Benedictio Noctem quietam

Allievi dell’VIII Workshop sulla Musica antica
Ensemble Compagnia Virtuosa, Pescara

direttori
Luca Buzzavi
Luigi Di Tullio
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